• Dr.ssa Marina Frontali

La ricerca di una terapia per la MdH procede a tempi relativamente lenti, rispetto alle aspettative pressanti delle famiglie, ed infatti nell’incontro di Vienna non ci sono state grandi svolte in questo campo, come nello scorso anno. Tuttavia si è allargato il fronte della sperimentazione di nuove procedure volte a silenziare o correggere il gene HTT.

Per quanto riguarda il trattamento con il farmaco IONIS HTTRx(RG6042), costituito da oligonucleotidi antisenso (ASO) che si legano al RNA della huntingtina, sia sana che mutata, provocandone la distruzione, è stato annunciato che continua ad essere somministrato il farmaco ai 46 pazienti della prima sperimentazione, volta a provare la sicurezza e la tollerabilità del farmaco determinata con ottimi risultati nel 2017. Il proseguimento della somministrazione consentirà di avere una iniziale valutazione degli effetti del farmaco sul quadro clinico e sulla progressione della malattia ed una evidenziazione di eventuali effetti collaterali a lunga scadenza. Quest’ultimo tipo di sperimentazione, che va sotto il nome di “open label”, però non ha un gruppo di controllo che prenda il placebo; in altri termini il farmaco viene somministrato a tutti. In sostanza non si può fare il confronto tra chi prende il farmaco e chi non lo prende, confronto essenziale per avere dati solidi sull’efficacia del prodotto. Nella prossima primavera verrà, quindi, iniziata una nuova sperimentazione, come si dice “in doppio cieco”, cioè con un gruppo che invece del farmaco riceve il placebo. Il numero dei pazienti sarà assai più ampio (circa 600, invece dei 46 della prima sperimentazione), per un tempo assai più prolungato (circa 2 anni, invece dei 3 mesi) e in 80-90 centri, la cui sede peraltro non è stata ancora decisa. Questa sperimentazione, se fornirà prove certe della efficacia del farmaco al termine dei 2 anni, dovrebbe dare il via al processo di autorizzazione all’uso del farmaco da parte delle autorità competenti.

E’ stata annunciata una nuova sperimentazione su pazienti, sponsorizzata dalla WAVE Life Science, con un farmaco che, a differenza di quello precedente, va a silenziare solo il gene mutato, responsabile della malattia, e solo marginalmente quello sano. Si tratta di ASO, come nel caso del farmaco IONIS HTTRx(RG6042), che però sfruttano piccole differenze tra il gene sano e quello malato per il riconoscimento di quest’ultimo. Il farmaco verrà introdotto sempre attraverso punture lombari ripetute per un numero limitato di mesi, allo scopo di valutare la sua tollerabilità, la sicurezza e la effettiva riduzione della huntingtina mutata rispetto a quella sana. Il vantaggio rispetto al farmaco IONIS HTTRx(RG6042) è quello di evitare potenziali danni derivanti da una diminuita produzione della huntingtina sana. Danni che peraltro non sono stati rilevati né nella sperimentazione descritta più sopra, né nella sperimentazione del farmaco su modelli animali. D’altro canto, mentre vi sono evidenze sperimentali che l’assenza della huntingtina normale, nelle prime fasi dello sviluppo di modelli animali, è dannosa, non vi sono altrettante evidenze che nell’adulto l’assenza di huntingtina abbia conseguenze deleterie.

Sul fronte della sperimentazione preclinica, cioè su modelli animali, vi sono ulteriori novità. La dr.ssa Kostantinova ha presentato dati incoraggianti sull’uso di microRNA della UNIQURE. I miRNA sono molecole di RNA che vengono generalmente codificate dal nostro DNA e sono quindi presenti nel nostro organismo con la funzione di regolare la traduzione del RNA in proteine. In questo caso, si tratta non di un miRNA prodotto dal nostro organismo, ma di uno che è stato costruito appositamente per legarsi all’RNA della huntingtina mutata, mentre non lega quello della huntingtina normale. La differenza tra questi miRNA e gli oligonucleotidi antisenso (ASO) usati nelle sperimentazioni descritte più sopra, è che il miRNA è, in questo caso, più grande degli ASO e non riesce ad entrare spontaneamente nelle cellule, come questi ultimi. Il gruppo della Kostantinova ha quindi inserito in un virus, reso innocuo, la sequenza di DNA necessaria per produrre il miRNA, sequenza che, una volta penetrata nelle cellule infettate dal virus, permetterà alla cellula di produrre il miRNA autonomamente. Questo costrutto virus-miRNA è stato inoculato con una unica iniezione transcranica sia in topi Huntington, sia in mini-porcellini Huntington (che hanno un cervello di dimensioni più simili alle nostre rispetto a quelle di un topo), sia in primati non umani. Il risultato è stato di ottenere una riduzione cospicua della huntingtina mutata (più del 60%) e solo marginale di quella sana, senza che si siano verificati effetti nocivi. I miRNA sono stati trovati nei modelli animali anche 6 mesi dopo la inoculazione, a riprova della capacità dei neuroni infettati di produrli autonomamente.  Dunque, con questi risultati verrà programmata a breve una sperimentazione umana. Lo straordinario vantaggio del miRNA rispetto agli ASO è quello di agire dopo un’unica somministrazione del farmaco invece che attraverso somministrazioni ripetute a cadenza mensile o bimensile, ciascuna delle quali richiede una ospedalizzazione, seppur breve. Il rovescio della medaglia, tuttavia, è che se ci sono effetti negativi del trattamento diventa difficile tornare indietro.

Finora abbiamo parlato di sistemi che vanno a distruggere o comunque inattivare l’RNA dell’huntingtina. Il Prof. Davidson ci ha, invece, aggiornato sui sistemi di ‘gene-editing-‘ cioè volti a correggere direttamente il DNA del gene mutato. Attraverso un tecnica relativamente recente, derivata dal sistema batterico per difendersi dai virus, chiamata CRISPR-Cas9, è possibile tagliare il DNA di un gene in un punto molto preciso. Si tratta di un complesso formato da una nucleasi che taglia il DNA, guidata nel sito specifico da tagliare da una guida di RNA. Si è pensato quindi di utilizzare questa tecnica per tagliare via quella parte del gene mutato che contiene le triplette CAG ripetute, senza modificare il gene sano. L’équipe del Prof. Davidson è riuscita ad eseguire questo taglio del gene HTT mutato nelle cellule in cultura introducendo al loro interno la sequenza di DNA necessaria per la produzione di CRISPR-Cas9, costruito in modo di effettuare due tagli, uno a monte e uno a valle della sequenza di triplette CAG. Il risultato è stato quello di una riduzione cospicua della huntingtina mutata nelle cellule trattate. Incoraggiati da questi buoni risultati hanno provato ad inoculare nel cervello di topi, transgenici per il gene umano dell’Huntington, virus contenenti il DNA del CRISPR-Cas9, usato nelle culture cellulari, ottenendo una riduzione significativa (fino al 40%) dell’huntingtina mutata. Naturalmente anche in questo caso, come in tutti quelli che usano i virus come vettori dei sistemi di silenziamento o correzione del gene, la sperimentazione su pazienti umani deve essere necessariamente reversibile. Infatti si dovrebbe poter impedire la produzione di CRISPR-Cas9, una volta terminata la sperimentazione e verificata la sua sicurezza, tollerabilità ed efficacia. Esiste infatti potenzialmente il pericolo che alla lunga il CRISPR-Cas9 vada a tagliare il DNA di altri geni, o che, trattandosi di proteine di origine batterica, si possa avere una reazione immunitaria. Una possibile soluzione a questo problema consiste nel fare in modo che il complesso CRISPR-Cas9 diventi capace di distruggere se stesso una volta effettuata la sua funzione.

Una tecnologia del tutto nuova è quella proposta dalla dr.ssa Bhattacharyya che si basa su piccole molecole che possono essere somministrate per bocca e che vanno a modificare il processo di rimaneggiamento del RNA necessario ad eliminare tutte le parti ‘non codificanti’ o introni. In sostanza, i geni contengono parti necessarie alla codificazione di una proteina, dette esoni, e parti invece che non servono alla proteina, dette introni. Quando si forma lo stampo del gene in RNA, gli introni devono essere riconosciuti ed eliminati, perché possa formarsi poi la proteina in modo corretto. Esiste uno speciale apparato che provvede a questa funzione che può essere manipolato attraverso piccole molecole, somministrabili per bocca, in modo di tagliare il RNA in punti diversi da quelli che normalmente vengono riconosciuti come inutili alla proteina. Questa tecnica è già stata sperimentata per la terapia della Atrofia Muscolare Spinale, una malattia genetica grave che rende gli individui affetti quasi completamente incapaci di muoversi, perché’ entrambi i geni SMN1 sono mutati ed incapaci di produrre una proteina essenziale per la sopravvivenza dei motoneuroni del midollo spinale. In questo caso si è potuto, attraverso questa nuova tecnologia, riattivare un gene quasi silente, che provvede alla produzione della proteina necessaria. La PTC Therapeutics sta adesso cercando di trovare la maniera di manipolare l’apparato che riconosce gli introni del gene HTT, in modo da far sì che venga eliminata nell’RNA dell’huntingtina, oltre agli introni, anche la sequenza espansa delle CAG.

I vantaggi di un simile approccio sono evidenti: prima di tutto la possibilità di somministrare il farmaco per bocca, invece che attraverso punture lombari ripetute o inoculazioni transcraniche. Questo vuol anche dire che la terapia è meno invasiva e può essere interrotta in qualsiasi momento, se vi fossero effetti dannosi; in secondo luogo il fatto che la huntingtina, corretta, viene comunque prodotta, minimizzando i potenziali rischi derivanti dalla diminuita produzione di huntingtina sana.

Un’ultima considerazione da fare è che tutti i sistemi che tendono a colpire solo la huntingtina mutata si basano, come detto, su piccole differenze nella sequenza del DNA tra quest’ultima e la huntingtina sana, al di fuori dell’ovvia differenza nel numero di triplette CAG aumentato nella prima e ridotto nella seconda. Un sistema che colpisca direttamente la sequenza delle CAG avrebbe il rischio di danneggiare o silenziare anche altri geni che possiedono la stessa sequenza. Queste piccole differenze tra gene sano e mutato purtroppo non sono presenti in tutti gli affetti ed inoltre alcuni possono avere un tipo di differenze ed altri delle differenze diverse. Tutto questo implica che si tendono a costruire farmaci che riconoscano le differenze che sono più frequenti: dunque la terapia andrà personalizzata a seconda delle differenze tra gene sano e mutato in quella specifica persona e comunque rimarrà sempre una quota di pazienti che non hanno differenze tra i due geni, per i quali, quindi, la terapia non è possibile.

Molte altre ricerche sono state presentate a Vienna, ma con implicazioni più distanti dalla terapia, rispetto a quelle qui riportate. Particolarmente interessanti mi sono parse le ricerche sulla riabilitazione cognitiva e sulla funzione della huntingtina nel corso dello sviluppo cerebrale e come questo possa essere influenzato dall’ambiente. Ma di questo parleremo in un futuro numero del giornale.