Buongiorno signora Danzi

sono A., vivo a Padova: io la conosco benissimo, lei ha incrociato il mio viso ad ogni incontro dell’AICH da qualche anno a questa parte, ma forse mai memorizzato, o forse sì….mi farò riconoscere alla prossima occasione.
La mia mamma era una malata corèica, ormai da una quindicina d’anni, ma con diagnosi effettiva (da test genetico) solo nell’anno 2009, anno in cui è iniziata anche la mia “relazione” con l’AICH e, di conseguenza, la nuova vita di mia madre, da malata sì, ma amata, accolta, capita, curata, tutto grazie a voi…le dico solo che il mio esordio nel Nomentana di Roma è stato in occasione dell’intervento di Jimmy Pollard…. Illuminante? …Molto di più! Molto di più! Credo di essermi innamorata di Voi, quel giorno, perchè poi è sempre stato un appuntamento immancabile e sempre rivelatore.
La mia mamma è mancata il 9 gennaio u.s. Arresto cardiaco. La malattia ancora non era a stadi così avanzati.
Ci vedremo presto signora Danzi…devo ancora capire come e per quale motivo verrò la prossima volta a Roma, da Voi, ma vedrò di trovarne uno, appena passa questo nodo allo stomaco, e che sia un motivo importante.
Le porgo i miei più cari saluti

A.


Carissima A.
mi permetta di chiamarla per nome e mi permetta di abbracciarla forte per questo dolore immenso che oggi le stringe il cuore e l’attanaglia lo stomaco. Le sono vicina con tutto il mio affetto e comprendo in pieno ciò che sta provando, ognuno di noi porta con se un carico di dolore e, come lei stessa ha percepito, siamo una grande famiglia. La nostra famiglia è una famiglia molto speciale, ha i suoi figli sparsi per l’Italia che si vedono poco, che si scrivono in momenti di difficoltà e che si stringono forte quando subiscono una perdita.  Una famiglia che vorrebbe aiutare tutti i suoi figli ma che con le sue piccole forze riesce solo a coccolarli, amarli e qualche volta proteggerli come è capitato con lei. Questo è il nostro spirito, questo accomuna tutte le persone che operano in questa associazione e quando riceviamo una lettera come la sua, che ci fa capire che la strada intrapresa è quella giusta, non possiamo che essere contenti del nostro operato. Non ricordo se ha preso il mio piccolo libro di poesie quando è venuta a Roma per il convegno, se no vorrei poterglielo inviare.
Nulla possiamo fare per fermare questa malattia ma tutto possiamo per continuare ad essere una piccola luce di speranza per tutti voi.
Un abbraccio forte con tutto il mio affetto
Wanda